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    »Home»Notizie»Decoro urbano»Che cosa si deve fare e che cosa si deve promuovere per essere una Associazione che fa crescere la Comunità?

    Che cosa si deve fare e che cosa si deve promuovere per essere una Associazione che fa crescere la Comunità?

    0
    By Redazione on 15 Maggio 2020 Decoro urbano

    Da qualche tempo ci stiamo chiedendo: il nostro fare ed essere Associazione, dopo il Covid-19, dovrà essere “come era prima”, o dobbiamo cambiare o aggiungere nuovi valori? Oppure individuare
    nuovi obiettivi per essere più vicini alle Comunità territoriali di riferimento? Un confronto si è aperto: ci auguriamo che questo possa fare un passo in avanti a tutta l’Associazione.

     

    Ripercorrendo queste ultime settimane, ho riflettuto sulle parole d’ordine “Andrà tutto bene” e “Nulla sarà come prima” e mi sono chiesto: cosa stiamo
    consegnando ai nostri figli e nipoti?

     

    Spesso sui social sono intervenuto su questi temi, e non solo perché ho quattro nipoti. Ho lavorato per più di 35 anni in una Organizzazione che fondava il proprio lavoro globale sui Diritti
    delle generazioni dei più giovani. La nostra stella polare era: se una Nazione risponde in modo adeguato e continuativo al perseguimento dei Diritti dei Bambini e Adolescenti, allora tutta la
    società nel suo complesso, nessuno escluso, starà meglio.

     

    Una Comunità che non si interroga su una questione come questa vuol dire che vive alla giornata. Chi persegue obiettivi limitati, di breve respiro, è come se mettesse dei cerotti. Viene percepita
    dall’opinione pubblica e, spesso, dalle Istituzioni come “quella” che ripara e aggiusta mettendo toppe. Interventi sempre, o quasi sempre, in piena emergenza.

     

    La sfida che per me Retake Roma deve vincere è quella di diventare la coscienza critica e costruttiva di quei cittadini che sognano tante piccole realtà partecipate “dal basso”,
    che hanno qualcosa da dire su come si intende costruire, oggi e in futuro, una Comunità. Sia essa una piccola realtà territoriale o una più allargata, fatta di reti connesse da medesimi valori.

     

    Mi permetto qui di citare un grande uomo del secolo scorso, Adriano Olivetti, imprenditore, intellettuale, innovatore e politico, che nel definire le “sue” Comunità scrisse: “Comunità, il
    nome lo dice e il programma lo riafferma, è un movimento che tende a unire, non a dividere, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a
    costruire. Non siamo venuti dunque a dividere, ma per esaltare i migliori, per proteggere i deboli, per sollevare gli ignoranti, per scoprire le vocazioni”
    (1955). La
    Comunità, quindi, non si contrappone, non è mai contro. Diventa il luogo in cui si “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (Art.2
    della Costituzione della Repubblica Italiana).

     

    Retake Roma ha sempre espresso con chiarezza la volontà di riappropriarsi “dal basso” per promuovere una cittadinanza attiva, la voglia di costruire intorno ai beni comuni e pubblici una agenda
    possibile che si focalizzasse sulla responsabilità individuale, la solidarietà sociale, la dignità della persona, la difesa e la promozione della bellezza, il valore del volontariato.

    Ma essere una organizzazione che nasce “dal basso” non la salva dal rischio di autoreferenzialità. C’è bisogno di confronto, di stare con gli altri, di condividere con altre realtà associative
    anche attraverso temi e strategie che non sono nel proprio DNA associativo. Essere parte di una Comunità è anche questo, perché una Comunità non è costituita di entità simili;
    anzi, più si è diversi più la Comunità territoriale è ricca.

     

    Ecco, quindi, che il confronto dentro le Comunità si gioca su questo orizzonte: Futuro che vogliamo per Noi e per le Generazioni che verranno.

     

    Quello che sta accadendo negli ultimi anni a livello globale – tralascio il solito elenco di sciagure che l’uomo è riuscito a infliggersi- ci spinge a allargare lo sguardo affinché ci sia davvero
    un futuro degno di essere vissuto. Abbiamo bisogno di disegnare società “a misura d’uomo” e aprire il cammino verso Comunità territoriali legate tra loro dalla stessa visione.

     

    Personalmente ritengo che Retake Roma alzando, con convinzione, lo sguardo oltre l’orizzonte, e restando vigile verso i beni comuni che oggi custodisce, potrà dare un suo contributo dentro le
    Comunità dove parteciperà. Dovrà essere una risposta che includerà necessariamente gli interessi delle giovani generazioni e i loro Diritti. Su questo Retake Roma ha molto da condividere.

     

    L’attuale pandemia, quando sarà finita, lascerà un mondo devastato dal punto di vista sanitario, sociale ed economico. Ogni struttura e organizzazione dovrà ripensarsi,
    difficilmente qualcuno potrà continuare come se niente fosse accaduto. Almeno questo è il mio auspicio perché qualsiasi “crisi” bisognerebbe non sprecarla: può essere una opportunità per non
    commettere gli stessi errori.

    Ecco quindi riproporsi per Retake Roma un bivio, di cui ho accennato all’inizio e che ora definisco meglio:

     

    – Possiamo restare in attesa che la situazione ritorni come prima, per riprendere le stesse attività, convinti, seppure tra qualche contraddizione, che un ruolo come il nostro in Italia non lo ha
    nessuno.

     

    – Oppure, facendo tesoro delle nuove esperienze nate dalla crisi sanitaria e sociale, possiamo integrare, tra i valori da promuovere e testimoniare, quelli che aiutano l’Associazione ad ispirarsi
    a contesti globali e a reti di Comunità “dal basso”, che potranno fare la differenza nel prossimo futuro.

     

    A me interessa la seconda strada. Una Comunità non si “ciba” solo del continuo fare, ha bisogno anche, ma forse è più corretto dire soprattutto, di una continua
    cultura positiva
     che faccia crescere e sappia custodire la fiducia, dentro e fuori l’Associazione e la Comunità a cui fa riferimento. Il solo fare, diventa sovente sterile, senza
    più forza morale e idealità. Il cerotto in emergenza di cui si diceva prima.

     

    Il Covid-19 ha evidenziato che là dove la Comunità è stata svuotata (sia come partecipazione dal basso che come responsabilità che le venivano affidate dall’alto, dalle
    Istituzioni dello Stato) la crisi sanitaria ha colpito più duramente. Là dove nelle Comunità esistono grandi livelli di disuguaglianze (lavoro nero e irregolare, lavoretti occasionali, piccola
    criminalità, situazioni di disagio fisico e mentale, abbandono scolastico e molto altro), è poi difficile intervenire con i pacchi di alimentari, le medicine e i sussidi economici se mancano
    dati, indirizzi di famiglie povere, reti di associazioni credibili già inserite nei territori, dove più alta è l’emarginazione e l’esclusione sociale.

     

    Per non parlare degli invisibili, quelli senza fissa dimora, gli immigrati irregolari, chi occupa stabili perché in lista per una casa pubblica, tutte realtà umane che spesso impattano
    direttamente con la nostra attività di cura e riordino dei beni comuni. Anche loro, da invisibili, hanno vissuto questa emergenza sanitaria. Qualcuno li sta aiutando, si è sporcato le mani e
    prova a dare risposte.

    Le Comunità sono dei puzzle sociali i cui pezzi non sono tutti disponibili. Sono disseminati in tante mani, su tanti tavoli, rifiniti in modo irregolare, i cui lembi non
    combaciano.

     

    Questa situazione sfilacciata, spesso erroneamente stimata, volutamente ignorata, ci ha di fatto trovati tutti impreparati. Si pensi solo agli anziani, e a qual prezzo abbiamo
    pagato in termini di vite umane e di sconquasso morale per migliaia di famiglie. Oppure ai bambini e ragazzi che non avevano gli strumenti per studiare a distanza. Creando di fatto bambini di
    serie A e B.

     

    Tenendo conto di questo scenario il ruolo di Retake Roma nei prossimi mesi del dopo Covid-19 potrebbe essere quello di ripartire fondando il proprio fare tradizionale su un rinnovato
    spirito di fiducia
    . Fiducia da non tenere per sé, dentro l’Associazione, ma da condividere con chi ci sta vicino, con chi incontriamo per strada, con chi ci legge sui social. Una fiducia
    che dovremmo saper comunicare – quando sarà possibile – ai bambini e ai ragazzi. Dobbiamo diventare messaggeri di positività, soprattutto con loro. Solo tra qualche tempo sapremo
    quali ferite e tossicità i bambini hanno acquisito in mesi di comportamenti e messaggi scaricati sulle loro vite.

     

    Forse si dovranno riaprire nuovi tavoli tematici con le Istituzioni, per stimolare queste a tener conto da dove veniamo e per quanto tempo ancora continuerà questa emergenza.
    Vogliamo parlare dello scempio più e più volte raccontato delle mascherine e dei guanti un po’ dappertutto? Un’occasione per rivedere il ruolo di AMA e delle altre municipalizzate nel dopo
    Covid-19.

     

    Ma se per le Istituzioni il lavoro di pressione è un percorso noto per Retake Roma, lo è un po’ meno quello di partecipare a reti di Associazioni impegnate su tematiche legate ai
    beni comuni, alla sostenibilità, al ciclo dei rifiuti, a programmi educativi per i bambini, alla gestione dell’acqua pubblica… Unire le forze del volontariato dopo una crisi come questa potrebbe
    essere un segnale dirompente di unità e collaborazione.

     

    Continuare il processo di definizione e costruzione di Retake Italia va senza dubbio nella direzione di unire le forze e di arricchire le esperienze di ogni singola Comunità di
    riferimento. Lo sforzo continuo che deve essere compiuto è di condividere tutti i punti di contatto e rafforzarli. In questa fase, assai delicata, è dannoso soffermarsi sulle differenze.

    Quando sarà possibile riprenderli, gli Eventi Retake dovranno avere sempre il sapore della festa e avere la capacità di trasmettere empatia verso qualsiasi interlocutore.
    L’Evento Retake sarà l’incontro con il quartiere, con le scuole e le università, i negozianti, i condomini, le altre associazioni… forse, a volte, è meglio farne meno ma di maggiore qualità.
    Questo viene già fatto in alcuni eventi preparati per tempo e con molti volontari coinvolti. Ora quello che viene racchiuso nel concetto dello “Speak Up” deve essere rafforzato,
    gli deve essere dato senso rispetto al futuro, e alla chiamata alla responsabilità di ogni cittadino nei confronti dei beni comuni, della città, della Comunità di cui anche lui
    fa parte integrante.

     

    Retake Roma non ha la pretesa (non l’ha mai avuta!) di risolvere da sola tutte le questioni che sono all’origine della sua costituzione. Ma ora che è diventata una Associazione
    che ha voglia di crescere e che si interroga su come ripartire dopo Covid-19, è necessario trovare riferimenti e obiettivi che abbiano scenari globali.

     

    L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è lo strumento per eccellenza per capire dove insieme si sta
    andando. Sono 17 Obiettivi tra i quali ce ne sono una buona parte che toccano il “fare” di Retake Roma nelle Comunità di riferimento.

    In Italia più di 220 tra Istituzioni e reti della società civile fanno parte della Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) proprio per promuovere e monitorare il
    raggiungimento degli Obiettivi della Agenda 2030.

     

    Per Retake Roma si tratta di avvicinarsi gradualmente a queste tematiche e farle diventare proprie nel modo di progettare Eventi e di vestirli di contenuti, con l’impegno di trasmetterli ai
    propri pubblici di riferimento.

    Associazioni, reti e Comunità più consapevoli di dove la specie umana sta andando: aiutarci ad essere preparati ora e in futuro. Per noi, per i nostri figli e per quelli che
    verranno.

     

    Roberto Salvan

    [ via ]

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