Ora tocca a noi. Da un paio di settimane il Sahara rifornisce di sabbia l’aria che respiriamo (ed i tetti delle nostre auto). Ieri, domenica 15 marzo, le centraline Arpa di Roma misuravano 60 microgrammi per metro cubo di PM10, un valore difficilmente raggiunto anche nei giorni più inquinati dello scorso inverno. Il perchè è facile da spiegare: una nube di sabbia spessa 3 km inondava la città e gran parte dell’Italia, 30mila tonnellate di sabbia sparse sul nostro Paese. La possiamo vedere evidenziata dal rosso della figura ottenuta da uno dei radar-laser della rete Alice-Net (www.alice-net.eu). Aria calda, carica anche di umidità che non riesce a tramutarsi in vere nubi e vera pioggia: le gocce si formano in quota ma poi evaporano prima di raggiungere il suolo (anche questo si vede nella figura ma meno evidente). Non è l’ideale per gli allergici ma è un segno di un robusto avvio del cammino della natura verso l’estate. Il picco di questo evento è concluso ma la sua coda è prevista rimanere almeno fino al 20 di Aprile, poi si vedrà, questo tipo di eventi dura in genere tutta la primavera.

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